Oggi ti parliamo di Kobe Bryant, uno tra i migliori giocatori della storia dell’NBA. Non solo un giocatore in realtà, ma una vera e propria filosofia di vita.
Le sfide sempre più dure lanciate a se stesso e ai compagni in ogni allenamento, i riti per trovare la carica o la concentrazione, tutti i retroscena della preparazione ai match e i motivi per cui, semplicemente, per lui perdere non è mai stata un’opzione.
E ancora: la volontà di superare il dolore e rinascere ogni volta più forte dopo i tanti infortuni, i suoi maestri, lo studio maniacale degli avversari per carpire loro ogni segreto possibile e migliorare, migliorare ancora e ancora fino all’ultimo minuto dell’ultima partita disputata, è tutto racchiuso in un libro che ci ha insegnato molto e che trovi nella nostra libreria differente!
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Chi era Kobe Bryant prima di diventare Black Mamba?
Non che ci sia molto da dire sul Kobe prima dell’incontro con la sua più grande passione.
Ha cominciato a giocare a basket a soli 3 anni e ha debuttato tra i professionisti nel 1996, in una sfida contro i Minnesota Timberwolves. Kobe Bryant è stato il debuttante più giovane nella storia dell’NBA a soli 18 anni e 72 giorni, e fu il primo ad esordire senza nemmeno fare il passaggio nel campionato universitario.
In un’intervista disse: «Non l’avevo detto a nessuno ma dentro di me ne ero convinto: sì, sarei diventato il giocatore più forte del mondo».
È stato il più giovane giocatore ad avere segnato 33.000 punti e il quarto miglior realizzatore di sempre in NBA, 81 punti in una sola gara. Cinque titoli NBA. Due ori olimpici.
Eppure il Kobe Bryant di cui vogliamo parlarti non è solo un giocatore, seppur eccezionale, ma un maestro.
Black Mamba, il suo soprannome, viene infatti dal serpente fra i più velenosi al mondo (ricordi Kill Bill di Tarantino?). È il serpente che va a segno nel 99% dei casi, veloce e a ripetizione.
La Mamba mentality: come applicarla al mondo del business
Ecco alcuni dei punti cardine che compongono la famigerata “Mamba Mentality” di Kobe Bryant: quella particolare mentalità che ha caratterizzato la vita e la carriera di Kobe Bryant fino all’approdo ai più alti livelli del basket e a cui tutti dovremmo fare riferimento.
1. Passione
Alla base di tutto c’è la passione per il basket: “non volevo mai smettere di giocare, ho sempre amato il basket, è una passione cresciuta dentro di me giorno dopo giorno”.
Ti sei mai chiesto quanto tempo investi nel fare qualcosa che ti piace?
Sei cosciente del fatto che oggi hai tutti gli strumenti per creare un lavoro da una tua passione?
Il successo deriva proprio da questo: innovazione e differenza.
Il vero risultato arriva nel preciso istante in cui comprendi di essere nel posto giusto, mentre fai quello che davvero desideri, quando sei finalmente te stesso e difendi con ogni forza la tua idea.
Puoi trovare il tuo posto nel mondo se solo ti lasci alle spalle ogni tipo di pregiudizio:
non sei un numero, non sei un posto fisso, non sei quello che gli altri vogliono che tu sia.
E di umani che della loro passione ne hanno fatto un lavoro, ce ne sono diversi: Chiara Ferragni con la moda e i social, Guru Dudu con la sua musica da strada, Arturo Brachetti con le sue 100 maschere in una serata, Dario Vignali con la passione per la tecnologia e una precoce vena imprenditoriale.
2. Focus
Il secondo punto è quello che fa la differenza per migliorare, l’ossessione e la cura per i dettagli:
“non è facile, ma se raggiungi quel livello di focus i risultati possono essere grandissimi”.
Spesso guardiamo i risultati incredibili dei grandi imprenditori, degli sportivi, di chi è riuscito in qualcosa e pensiamo: “ma come ci sono riusciti?”
Grazie al focus, alla costanza e alla consapevolezza, ad esempio. Se vuoi che la tua azienda, il tuo business o la tua attività abbia dei risultati, poniti degli obiettivi e comincia da lì.
Ti ricordi quando da piccolo ti chiedevano “Cosa vuoi fare da grande?” e tu non sapevi mai cosa dire e allora ogni volta cambiavi risposta?
Con il tempo invece hai capito che questa domanda non era poi così inutile.
Sapere dove si vuole arrivare ci aiuta anche a trovare il modo per farlo.
Ti consigliamo di fare un esercizio semplice, che può cambiarti la vita e che se non riesce a farlo, quanto meno ti aiuta a cambiare la percezione che hai di essa.
Prendi un foglio bianco, entra in focus e concentrati su quali obiettivi vuoi raggiungere (dove vuoi che il tuo business arrivi tra sei mesi o dove vorresti essere tra un anno) e scrivili, nero su bianco.
Non staccare la testa dal foglio fino a quando non ne avrai trovati almeno 100.
Hai mai sentito parlare del principio di Pareto?
Quando crediamo che il raggiungimento di un obiettivo sia legato solo al fare, all’operatività, al buttarsi a capofitto in qualcosa di materiale, sbagliamo!
Ciò che ogni azienda dovrebbe fare è cercare di trarre dal 20% del lavoro, l’80% dei risultati.
Dove quel 20% sta per azione e quell’80 per focus.
3. Implacabilità
Per vincere bisogna essere “relentlessness”, competitivi a qualsiasi costo: “[…] competere sempre, ma mai andare oltre le regole. La cosa più importante è non mollare mai, c’è chi si piega davanti alle difficoltà, invece non deve accadere. Quando mi si è rotto il tendine d’Achille pensavo che non ce l’avrei fatta a tornare. Ma solo per una notte, poi mi sono svegliato e mi sono detto: ‘no, devi reagire!”
Le difficoltà e gli imprevisti fanno parte del gioco, eppure cerchiamo sempre di evitarli e di vederli come “il più grande dei mali”, soprattutto in ambito imprenditoriale.
E quando arrivano spesso si pensa che la miglior soluzione sia ritirare le tende e portare avanti l’idea del “ho fallito quindi sono un fallito”.
Noi sappiamo bene cosa significa, ci abbiamo provato e abbiamo fallito.
Ci abbiamo riprovato e abbiamo fallito ancora.
Eppure ciò che ci ha spinto a ripartire e a decidere con consapevolezza dove e cosa volevamo essere è stato proprio l’errore.
Non sbagliava Paulo Coelho quando diceva:
“Credo che solo una cosa renda impossibile la realizzazione di un sogno: la paura di fallire!“
Questo è per dirti che spesso dalla difficoltà puoi cogliere qualcosa di positivo, non avere paura dei no, dei fallimenti, delle idee che sembrano geniali ma poi non si rilevano tali.
E soprattutto abbi il coraggio di rialzarti, sempre.
4. Resilienza
Il punto quattro è tanto scontato quanto vero.
Resilienza, resistenza alle avversità: “ho dovuto superarne tante: spalle, ginocchia, tendine d’Achille. La differenza la fai dopo, quando ti rialzi”.
La resilienza è il vero elemento imprescindibile per continuare a brillare, nonostante le ardue prove che la vita ci riserva. È la capacità di reagire in maniera positiva a un evento negativo, quell’abilità di organizzare e affrontare la propria quotidianità nonostante gli ostacoli.
Ne troverai sempre di diversi, alcuni più facili da superare, altri meno.
Ma la vera risposta la troverai nella tua mente, se è ben focalizzata, se hai davvero un obiettivo che vuoi raggiungere con tutto te stesso e se avrai voglia di crearti una soluzione.
E poi, è proprio nel momento in cui noi ci illuminiamo che permettiamo agli altri di fare altrettanto.

5. Oltre la paura
Il punto finale è uno dei più difficili, ma è anche quello più importante soprattutto all’inizio: superare le proprie paure.
“Ho avuto paura nella mia vita, ma l’ho sempre accettata come sfida, non ho mai lasciato che ne fossi preda. L’ho imparato da giovane, per la prima volta al Camp Cotigliano di Pistoia, dove c’era anche Mario Boni. In una gara ero nervoso e giocai male, quella sera cercai di capire perché era accaduto. Questa filosofia ha radici in quella nottata”.
Si dice che la paura paralizzi. È vero, accade, ma accade da sempre.
Sai che nel 400 a.C. si aveva paura che la scrittura cancellasse con il tempo la memoria?
Potresti oggi immaginare un mondo senza scrittura? No.
È l’incognita a farci paura, e in ogni grande cambiamento della storia è stata proprio la paura a farla da padrona.
Il punto è che sei tu a crea la paura: non solo gli imprevisti, le tempeste, gli incidenti o le persone. Sono i tuoi pensieri. E anche in questo caso è la piena consapevolezza a fare la differenza.
La Mamba Mentality di Kobe Bryant è tutto questo e tanto altro ancora:
«Fare quello che ti piace di più. Farlo al massimo. Farlo cercando di essere il migliore di tutti, sempre. E seguire tutte le strade lecite per diventarlo. Quando fai la cosa che ami di più, l’ossessione è naturale».
Cosa puoi prendere da questa storia:
1. Puoi diventare quello che vuoi.
2. Il talento non basta.
3. L’esercizio e la concentrazione possono portarti lontano.
4. Pensa in grande.
Il vero ostacolo nella realizzazione del tuo progetto è la tua testa.
Svuotala da ogni pregiudizio, retaggio culturale, da ogni menzogna che ti hanno inculcato.
Resetta tutto e ricomincia. Vivi a pieni a polmoni e soprattutto vivi per te stesso.
Conoscevi la “Mamba Mentality”?
Se l’articolo ti è piaciuto lasciaci un commento, e grazie per essere arrivato fin qui!
Ciao Black Mamba, grazie soprattutto a te!
Questa rubrica di “Storie di successo” è stata pensata principalmente per un motivo: ISPIRARTI.
Ognuna di queste storie può lasciarti qualcosa, sta a te coglierne il senso più profondo per trovare la tua personale chiave di volta.